” Vidi un uomo avvicinarsi a una moltitudine di ogni razza e lingua, a passo deciso, i suoi occhi sembravano antichi, come di chi abbia visto tutto lo spazio e il tempo, nulla nel suo aspetto era di particolare rilevanza, a parte lo sguardo, gli si avvicinò una donna e chiese, quando verrà la fine? Lui le impose le mani sulle tempie e disse qui e adesso, la donna divenne incorporea, dallo sguardo sereno e felice e di colpo il suo corpo fu come fatto di luce e si scompose in migliaia di stelle luminose, luccicanti che prima si sparpagliarono ai quattro canti del pianeta, come dallo spazio ne vedevo atterrare in ogni dove sul pianeta, e dove giungevano come fossero semi, germogliavano e in pochi istanti ne veniva fuori un albero enorme pieno di frutti, dal cielo iniziarono a scendere uomini vestiti di bianco con delle cinture d’oro fissate sul petto, con delle ceste e raccoglievano i frutti buoni e gettavano a terra quelli bacati, finita la raccolta ai quattro canti della terra, vidi come un bagliore dal cielo che scese in terra come un raggio, l’atmosfera come la terra s’incendio all’istante e tante sfere di luce si alzarono in cielo e si assemblavano come in un unico corpo enorme che poggiava su un disco di luce che rifletteva il sole. Mi senti portare come da un vento impetuoso e mi ritrovai innanzi a un cancello, in un altro luogo e un altro tempo, una voce disse apri, era pesantissimo, di colpo passarono sette uomini ed entrarono in un giardino, qui vi erano sette cavalli che pascolavano, che al vedere i sette uomini si sbizzarrirono, i sette uomini pronunciarono ogn’uno una parola diversa in una lingua che non avevo mai sentito, fatta di schiocchi e suoni gutturali come una via di mezzo fra il canto delle balene e melodia d’uccelli, non sò spiegarlo diversamente, mi avvicinai e dissi loro di non calpestare i giovani alberi che avevo piantato, e loro nella loro lingua mi risposero, con le orecchie non li compresi, ma sentivo nella mia mente la risposta, noi non li calpesteremo ancora, non sono finiti per il loro numero, ancora se ne deve aggiungere un numero finito, li vidi gettare a terra come delle foto incorniciate, ogn’uno la fissava e ne prendeva una con se, nelle loro mani divennero come incandescenti, uno dei sette mi guardò e mi fece vedere la sua, e vedevo come un turbine, come un tornado che però si muoveva parallelo al suolo come un rullo compressore che scuoteva una città facendo volare in aria, case, persone e moltitudini di animali, attorno al turbine come enormi cavallette simili a rettili col becco e le corna come dei piccoli draghi che attaccavano delle milizie di uomini armati, tutti colle divise uguali grigio-azzurre mimetiche con un simbolo sulla spalla come delle mostrine militari col simbolo simile a quello delle nazioni unite, di quelle creature migliaia venivano uccise, per terra ve ne era un suolo, e quegli uomini le raccoglievano e le bruciavano e i loro capi ne mangiavano le carni arrostite sul fuoco, mi allontanai e mi ritrovai di nuovo in quel giardino e mi disse hai visto un giorno vicino e non lontano, il secondo mi mostrò come un isola di fango che usciva dal mare che brulicava di rane e salamandre, che emanava un odore nauseabondo come di cadavere, e sulla superficie come tante piccole fiammelle azzurre, e l’uomo disse questa comparirà la dove il sangue nero della terra è abbondante, il terzo mi fece vedere come una terra di boschi e montagne bellissime ma di colpo tremò la terra, ed iniziarono a formarsi voragini, la terra sprofondava come liquefatta, implondendo lentamente come per effetto di un esplosione sotterranea, di colpo come dal cielo vidi un enorme superficie incandescente grande forse più di una città, che esplodeva come un vulcano, il sole si fece scuro sembrava quasi buio, come stordito riguardai il quarto uomo che disse: dal quarto al settimo non ti è concesso di vedere, potresti non capirlo o non essere capito, ma ricorda che è giusta la Sua volontà, Lui è il Giusto, ma tu non temere. Eppure ti dico coltiva la piantina della carità nel giardino che ancora non è matura, poichè ha da portare frutto prima della fine, la sua salute non tarderà ad essere manifesta.”
Favaro Daniele…