Feb 17

L’autocontrollo

L’AUTOCONTROLLO E
L’INCONTINENZA

II Pietro 1:3-7 Poiché la sua potenza divina ci ha donate tutte le cose che appartengono alla vita e alla pietà mediante la conoscenza di Colui che ci ha chiamati mercé la propria gloria e virtù, per le quali Egli ci ha largito le sue preziose e grandissime promesse onde per loro mezzo voi foste fatti partecipi della natura divina dopo esser fuggiti dalla corruzione che è nel mondo per via della concupiscenza, voi, per questa stessa ragione, mettendo in ciò dal canto vostro ogni premura, aggiungete alla fede vostra la virtù; alla virtù la conoscenza; alla conoscenza la continenza; alla continenza la pazienza; alla pazienza la pietà; alla pietà l’amor fraterno; e all’amor fraterno la carità.

Galati 5:2 Ma il frutto dello Spirito è: carità, allegrezza, pace, lentezza all’ira, benignità, bontà, fedeltà, mansuetudine, continenza.

continenza s. f. Moderazione dei desideri e dei piaceri, spec. sensuali | Astinenza, temperanza.

temperanza s. f. Caratteristica di temperante; SIN. Continenza; CONTR. Intemperanza.

temprare o (raro) temperare A v. tr. (io tempro ) 1 Dare la tempra: temprare il vetro. 2 (est., fig.) Irrobustire, rendere forte e resistente: il lavoro gli ha temprato il carattere. B v. rifl. Fortificarsi nel fisico o nello spirito: temprarsi con lo sport. C v. intr. pron. Diventare più forte.

autocontrollo s. m. Dominio, padronanza delle proprie azioni e reazioni.

incontinente agg. ; anche s. m. e f. 1 Detto di chi è incapace di contenersi, frenarsi o imporsi un limite; SIN. Intemperante. 2 (med.) Affetto da incontinenza.

Chi ha un perfetto controllo di se stesso, ha continenza, la continenza è il gradino che precede la pazienza, una persona incontinente non ha pazienza, pertanto non ha la carità che sopporta ogni cosa e non ha vera pietà delle debolezze degli altri, e questa condizione non permette di avere vero amore fraterno.
L’apostolo Pietro, fa una scaletta dei valori che ci conducono alla carità di Dio, sono degli ingredienti che vanno aggiunti progressivamente e ben amalgamati nella vita del credente.
Sono come una ricetta per cucinare una buona pietanza, servono tutti gli ingredienti e devono essere aggiunti nella giusta sequenza, e infine il tutto deve essere cotto nel modo giusto.
Certamente nessuna brava cuoca metterebbe la teglia nel forno, se non prima avere preparato e seguito tutte le prescrizioni della ricetta, solo allora può sperare di mangiare un leccornia.
Il primo ingrediente è la fede, da questi primo gradino inizia la nostra salita nella scala che vide Giacobbe, ogni gradino serve di supporto per raggiungere il successivo, nessun gradino può essere scavalcato, senza il gradino precedente non possiamo raggiungere il successivo, le nostre gambe sono corte, e con molta fatica possiamo raggiungere il gradino successivo, figuriamoci due.
Dopo le fede, abbiamo bisogno di ricevere la virtù che viene dall’alto, lo Spirito Santo deve venire ad abitare nel credente per dargli la forza per salire la scala della santificazione, attraverso la potenza della virtù proseguiamo il nostro cammino di fede.
Dopo la virtù, abbiamo bisogno di essere ammaestrati, abbiamo bisogno della conoscenza, senza la quale la nostra salita verso le cose celesti si fermerebbe, abbiamo anche bisogno di conoscere noi stessi, di esaminarci alla luce della Parola e cominciare a lavorare su noi stessi, e comprendere che è necessario salire il gradino successivo, la continenza, quando avremo poggiato saldamente i nostri piedi su questo gradino, potremo proseguire la salita e raggiungere quello della pazienza.
Chi è determinato a raggiungere la carità, deve passare inevitabilmente dalla continenza, e non può giungere ad essa se non per mezzo della fede, virtù e conoscenza di se stesso.
Il gradino della continenza è quello che tocca la nostra natura umana, il nostro io, il nostro carattere, il nostro modo di essere, di esprimerci e relazionarci con gli altri.
L’incontinente si adira e pecca perché giustifica la propria incontinenza, egli non riesce a contenere se stesso ed esplode il proprio io, con parole ed azioni anche violente ferisce coloro che gli sono vicini, non riesce a contenere la propria carnalità, non ha il controllo di se stesso perché non si lascia controllare dallo Spirito Santo, il suo spirito umano esplode e ferisce e si giustifica.
Sembra strano, ma tutti coloro che non hanno autocontrollo, cercano di controllare gli altri e non controllano se stessi, non dominano su di loro e tendono a dominare gli altri.

II Corinzi 13:5 Esaminate voi stessi per vedere se siete nella fede; provate voi stessi. Non riconoscete voi medesimi che Gesù Cristo è in voi? A meno che proprio siate riprovati.

Se non possiamo contenere il nostro spirito, vuol dire che è ancora molto forte e grande nella nostra vita, se non siamo poveri del nostro spirito non riusciremo a contenerlo, e spesso esploderà come una bomba e manifesterà tutta la carnalità che ci sovrasta e ci impedisce di raggiungere la pazienza.
Chi è paziente è forte, è stato temperato dalla continenza e tiene sotto controllo se stesso.

Giacomo 1:26 Se uno pensa d’esser religioso, e non tiene a freno la sua lingua ma seduce il cuor suo, la religione di quel tale è vana.

Giacomo 3:2-18 Poiché tutti falliamo in molte cose. Se uno non falla nel parlare, esso è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo.
Se mettiamo il freno in bocca ai cavalli perché ci ubbidiscano, noi guidiamo anche tutto quanto il loro corpo.
Ecco, anche le navi, benché siano così grandi e sian sospinte da fieri venti, son dirette da un piccolissimo timone, dovunque vuole l’impulso di chi le governa.
Così anche la lingua è un piccol membro, e si vanta di gran cose. Vedete un piccol fuoco, che gran foresta incendia!
la lingua è un fuoco, è com’è fra le nostre membra, contamina tutto il corpo e infiamma la ruota della vita, ed è infiammata dalla geenna.
Ogni sorta di fiere e d’uccelli, di rettili e di animali marini si doma, ed è stata domata dalla razza umana; ma la lingua, nessun uomo la può domare; è un male senza posa, è piena di mortifero veleno.
Con essa benediciamo il Signore e Padre; e con essa malediciamo gli uomini che son fatti a somiglianza di Dio.
Dalla medesima bocca procede benedizione e maledizione.
Fratelli miei, non dev’essere così. La fonte getta essa dalla medesima apertura il dolce e l’amaro?
Può, fratelli miei, un fico fare fichi? Neppure può una fonte salata dare acqua dolce.
Chi è savio e intelligente fra voi? Mostri con la buona condotta le sue opere in mansuetudine di sapienza.
Ma se avete nel cuor vostro dell’invidia amara e uno spirito di contenzione, non vi gloriate e non mentite contro la verità.
Questa non è la sapienza che scende dall’alto, anzi ella è terrena, carnale, diabolica.
Poiché dove sono invidia e contenzione, quivi è disordine ed ogni mala azione.
Ma la sapienza che è da alto, prima è pura; poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialità senza ipocrisia.
Or il frutto della giustizia si semina nella pace per quelli che s’adoprano alla pace.

L’incontinente fa uscire dalla sua bocca, tutto quello che ancora il cuore contiene di carnale, e di terreno, questa incontinenza denota che quella vita non è ancora sotto il controllo dello Spirito Santo, che ci sono aree del proprio carattere che ancora sono dominate dalla carnalità.
L’uomo a volte non si rende conto delle parole, dei gesti che confermano la propria incontinenza.
Due persone incontinenti, non fanno altro che litigare, non sopportandosi a vicenda e vomitando attraverso le parole tutto quello che hanno nel loro cuore.
Dovremo chiederci: quanto controlliamo noi stessi? Abbiamo vera pazienza o fremiamo dentro?
A volte siamo delle otri bucate, perdiamo la nostra acqua, siamo incontinenti e per questo a volte la nostra coppa non trabocca, e gli altri non vengono a bere nel nostro vaso perché non siamo ripieni di Spirito Santo, ma pieni e traboccanti del nostro spirito umano.
Certamente chi non ha pazienza, non ha ancora continenza; lavoriamo e lasciamo lavorare lo Spirito Santo su noi stessi, non riteniamoci savi da noi stessi, ma sia il Signore a renderci savi in Lui.
Chi è savio e intelligente fra voi con la buona condotta le sue opere in mansuetudine di sapienza.
L’incontinente non si impone dei limiti, il cristiano deve pienamente accettare l’ammaestramento della Parola, e ringraziare coloro che lo esortano con mansuetudine ad essere continente.

Proverbi 9:8 Non riprendere il beffardo, per tema che t’odi; riprendi il savio, e t’amerà.

Proverbi 19:25 Percuoti il beffardo, e il semplice si farà accorto; riprendi l’intelligente, e imparerà la scienza.

II Timoteo 4:2 Predica la Parola, insisti a tempo e fuor di tempo, riprendi, sgrida, esorta con grande pazienza e sempre istruendo.

Tito 2:15 Insegna queste cose, ed esorta e riprendi con ogni autorità. Niuno ti sprezzi.

Deuteronomio 8:5 Riconosci dunque in cuor tuo che, come un uomo corregge il suo figliuolo, così l’Iddio tuo, l’Eterno, corregge te.

Il savio si lascia riprendere dalla Parola di Dio, non la contesta ma ubbidisce ad Essa, si lascia ammaestrare alla continenza e prosegue la salita verso la pazienza, la pietà, l’amore fraterno e la Carità del Padre celeste che corregge i Suoi figli.
Non basta reputarci savi, dobbiamo esserlo veramente, questo dobbiamo dimostrarlo con la nostra buona condotta e opere di mansuetudine che dimostrano la nostra continenza e pazienza.

Romani 5:1-5 Giustificati dunque per fede, abbiam pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore, mediante il quale abbiamo anche avuto, per la fede, l’accesso a questa grazia nella quale stiamo saldi; e ci gloriamo nella speranza della gloria di Dio; e non soltanto questo, ma ci gloriamo anche nelle afflizioni, sapendo che l’afflizione produce pazienza, la pazienza esperienza, e la esperienza speranza.
Or la speranza non rende confusi, perché l’amor di Dio è stato sparso nei nostri cuori per lo Spirito Santo che ci è stato dato.

Gesù imparò l’ubbidienza dalla sofferenza, chi è continente sopporta la sofferenza delle afflizioni, e non esplode la propria natura umana incontinente e ribelle a Dio. Ci lasciamo ammaestrare?

Pace del Signore
F.llo Eliseo

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