Colossesi 3:23-25 Qualunque cosa facciate, operate di buon animo, come per il Signore e non per gli uomini; sapendo che dal Signore riceverete per ricompensa l’eredità.
Servite a Cristo il Signore! Poiché chi fa torto riceverà la retribuzione del torto che avrà fatto; e non ci son riguardi personali.
I Corinti 6:5-8 Io dico questo per farvi vergogna. Così non v’è egli tra voi neppure un savio che sia capace di pronunziare un giudizio fra un fratello e l’altro?
Ma il fratello processa il fratello, e lo fa dinanzi agl’infedeli.
Certo è già in ogni modo un vostro difetto l’aver fra voi dei processi. Perché non patite piuttosto qualche torto? Perché non patite piuttosto qualche danno?
Invece, siete voi che fate torto e danno; e ciò a dei fratelli.
torto s. m. 1 Ciò che è contrario al diritto, alla ragione, alla giustizia: ricevere un torto | Fare un -t, commettere u’ingiustizia, una slealtà | Fare torto a qlcu., venir meno alla stima dovuta a qlcu. | Avere dei torti verso qlcu., avere delle colpe | Ti fa -t, non è dgno di te. 2 L’essere contrario, opposto alla ragione, al diritto, alla giustizia | Avere -t, non avere la ragione dalla propria parte | Non ha tutti i torti, ha le sue ragioni | Dare torto a qlcu., attribuirgli la mancanza di ragione | Essere, passare dalla parte del -t, comportarsi in modo ingiusto | A -t, in modo ingiusto; CONTR. Ragione.
Tutti sappiamo cosa significa ricevere un torto, ma non tutti ci fermiamo a riflettere quando abbiamo fatto un torto e quando lo comprendiamo è difficile ammetterlo e chiedere perdono.
La chiesa di Corinto era divisa i varie fazioni, il fratello processava il fratello, e lo faceva anche dinanzi agli infedeli.
Certamente queste discordie non erano per argomenti spirituali, ma per cose carnali e personali.
Ognuno reagiva al torto con altri torti, innescando così una sorta di “faida” tra fratelli, e questo avveniva al cospetto degli infedeli che erano portati a conoscenza dei torti e chiamati a giudicare.
Paolo interroga la chiesa: non v’è tra voi un savio capace a giudicare fra un fratello e l’altro?
Naturalmente le discordie, i torti ed i processi non onorano il Signore e la fratellanza, ciò è un difetto e non un pregio dei credenti litigiosi in casa e nella chiesa che si nomina del Signore.
Paolo interroga ancora la chiesa: perché non sopportate qualche torto e qualche danno?
Anche noi dobbiamo porci lo stesso interrogativo, certamente ci sarà risposta a questo perché.
I Corinti 13:4-7 La carità è paziente, è benigna; la carità non invidia; la carità non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non sospetta il male, non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa.
La risposta alla sua stessa domanda, Paolo stesso la da in questi versetti, il motivo per il quale non si sopportano certe cose è la mancanza di carità, cioè la mancanza di frutto dello Spirito Santo.
Paolo afferma che, chi fa torto riceverà la retribuzione del torto, ciò significa che ogni torto che viene fatto, non passa inosservato dinanzi al Signore, ma avrà una giusta ricompensa.
Chi riceve un torto, non è autorizzato a ripagare il torto con un altro torto, si metterebbe sullo stesso piano di colui che gli ha fatto torto ed anche lui riceverebbe dal Signore la retribuzione del torto.
Spesso possiamo cadere in una trappola del nemico, il quale vuole indurci a ripagare gli altri con la stessa moneta, qualcuno sbaglia nell’azione e qualcuno sbaglia nella reazione, ambedue sono in trappola, sono nella stessa prigione indipendentemente da chi ha fatto il primo torto.
Chi vuole servire il Signore, non può farlo dalla cella di questa prigione spirituale, deve uscirne.
Per uscirne è necessario chiedere perdono del torto fatto e perdonare il torto ricevuto, chi fa questo vedrà aprirsi le porte della sua cella ed uscire dalla prigione e realizzare la libertà dello Spirito Santo che ci spinge a rinunziare a noi stessi, alle nostre difese che spesso si trasformano in offese.
Purtroppo il cristianesimo di oggi si trova spesso prigioniero, il nemico delle anime nostre cerca di portarci in varie trappole, sta a noi scansarle, se alcuno è caduto dentro, cerchiamo di aiutarlo ma stiamo bene attenti a non essere trascinati e cadere così nella stessa trappola.
Romani 12:17-21 Non rendete ad alcuno male per male. Applicatevi alle cose che sono oneste, nel cospetto di tutti gli uomini.
Se è possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini.
Non fate le vostre vendette, cari miei, ma cedete il posto all’ira di Dio; poiché sta scritto: A me la vendetta; io darò la retribuzione, dice il Signore.
Anzi, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; poiché, facendo così, tu radunerai dei carboni accesi sul suo capo.
Non esser vinto dal male, ma vinci il male col bene.
Il credente è chiamato a procacciare la pace e la santificazione, a non rendere male per male, ad amare i propri nemici, a pregare per loro e se schiaffeggiato a porgere l’altra guancia.
Il male che gli altri ci fanno, lo dobbiamo vincere col bene, questa è l’unica arma per combattere.
La nostra carne ci vuole portare al combattimento contro carne e sangue, invece dobbiamo combattere un combattimento spirituale e non carnale se vogliamo uscirne più che vincitori.
Questo non significa che dobbiamo camminare con coloro che oltraggiano il Signore, ma dobbiamo saper pregare il Padre: perdona loro perché non sanno quello che fanno.
Giovanni 13:35 Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri.
Certamente fare dei torti, non è dimostrazione d’amore fraterno e tanto meno lo è reagire ai torti.
Chi si sente offeso è stato ferito da qualche dardo infuocato del maligno, il quale è riuscito ad usare perfino un fratello o una sorella come un arco per lanciare verso di noi dei dardi infuocati.
Se abbiamo indossata la completa armatura di Dio, quel dardo non potrà ferirci e pertanto non ci sarà nessuna reazione carnale, ma un combattimento contro chi impugnava quell’arco.
Chi si sente ferito, racconta a tutti come è stato ferito e mostra le sue ferite vere o presunte e non fa altro che parlare male dell’arco che ha scagliato il dardo, senza rendersi conto che a sua volta è divenuto anche lui un arco nelle mani dell’arciere che lo aveva ferito.
Se sopportiamo qualche torto, certamente non faremo torto a nessuno ed onoreremo il Signore.
Chi fa torto ai fratelli, fa torto al Corpo di Cristo e pertanto anche al Signore Cristo Gesù che tutti diciamo d’amare, se il nostro io si sente ferito e reagisce, vuol dire che è ancora vivo e vegeto.
Gesù subì un grave torto dall’apostolo Pietro il quale lo rinnegò, dichiarò pubblicamente di non sconoscerlo, di non far parte dei Suoi discepoli. Come reagì il Signore a quel grave torto?
Il Signore stesso andò a cercarlo e lo riabilitò al Suo cospetto ed a quello degli altri apostoli.
Pietro non voleva fare torto al Maestro e tanto meno rinnegarlo, ma lo fece e il Maestro lo riabilitò.
Cerchiamo di esaminare noi stessi, di cercare di vivere in pace con tutti, di guardare alla luce della Parola del Signore il nostro cammino, e se scopriamo di avere fatto torto a qualcuno, cerchiamo di rimediare chiedendo perdono sia al fratello che al Signore che abbiamo offeso.
Ciascuno di noi deve fare la propria parte, non possiamo fare quella degli altri, ma siamo chiamati ad amare e pregare per i nostri nemici vicini e lontani, ad aiutarli se ne hanno bisogno, specie se diciamo che sono nostri fratelli e sorelle in Cristo Gesù.
Riflettiamo sul comportamento di Giuseppe, era stato venduto dai fratelli ( come Gesù ), non si vendicò quando ne ebbe la possibilità, ma disse che quella situazione era nel piano di Dio.
Se tutto coopera al bene di chi ama e teme il Signore, per certo lo saranno anche i torti ricevuti, ci insegneranno ad amare i nostri nemici.
Pace del Signore
F.llo Eliseo