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E L’ALBERO DI NATALE….? CHE ORIGINI HA? ( di Daniele Favaro)

E l’albero di Natale…?…Che origini ha? Ormai fa parte della tradizione sapientemente orchestrata… (di Favaro Daniele)
pubblicata da Le Sentinelle di Dio: Meditazioni Cristiane sulla Bibbia a cura di Favaro Daniele il giorno Sabato 1 dicembre 2012 alle ore 19.22 ·

E l’albero di Natale…?…

Nell’antico Egitto, durante il culto del sole, si addobbava una piramide. Tradizione poi ripresa anche da altri popoli, tra i quali anche quelli del nord, che ovviamente sostituirono cio’ che non avevano con quanto disponibile: dalla piramide all’abete. Le luci sull’albero, come nel culto del sole. A tale tradizione se ne fuse un’altra, quella del “Maggio”: Per capire cosa si nasconde realmente dietro questa tradizione dobbiamo esaminare le caratteristiche essenziali della festa. In realtà data la sua notevole diffusione vi sono diversità peculiari per ogni luogo, il Frazer nel suo libro “Il ramo d’oro” descrive tantissime tradizioni europee, narra che usanza più diffusa era quella di portare al villaggio un enorme albero per poi adornarlo con i frutti della terra, animali e piante, come ringraziamento alla divinità ma anche come gesto basato sul concetto di Magia Simpatica molto caro al contadino per il quale “il simile produce il simile”: L’esporre frutti e vivande altro non era così che un modo per propiziare fertilità e abbondanza. Queste tradizioni molto antiche e sicuramente derivanti dall’area nordico-celtica ove il culto arboreo era molto diffuso, le troviamo anche nelle tradizioni romane, nei “floralia” che si tenevano durante le Calende di Maggio, quando, dopo canti e balli, si propiziava l’abbondanza con rituali a sfondo orgiastico, usanze che ancora ritroviamo nell’Inghilterra del 1500 e che tanto facevano scandalizzare i Puritani. Altra tradizione, sempre in tema di “accoppiamento” era poi la presenza di un Re e una Regina del Maggio, idea sicuramente successiva a quella arborea ma che ben ricorda i rituali di accoppiamento che si tenevano in quei periodi. Successivamente, con l’avvento del Cristianesimo, questi rituali, dopo un iniziale condanna per il loro richiamo pagano a causa del loro forte radicamento nella tradizione popolare, furono trasformati e legati ai Santi della nuova religione come al San Jack in Green inglese o al San Giorgio, definito “il verde” tra gli slavi, facili trasposizioni dello spirito silvano. 

In Italia feste del Maggio le troviamo nell’area del  bresciano, a Ponte Nova, in Val Seriana, vi è la tradizione di portare nel centro del paese un abete che viene addobbato con frutta e fiori dalle fanciulle e portarlo sul monte vicino ove resterà fino a Giugno allorquando verrà arso. A Gualdo Tadino, in provincia di Perugina, invece, tradizione vuole che il 1 Maggio vengono tagliati due enormi pioppi che poi sono legati creando un altissimo palo alzato nella piazza del paese. Molto suggestive sono le feste del Maggio lucano che, anche se lontane geograficamente dalle tradizioni nordiche, tramandano una serie di rituali assorbiti dalla dominazione longobarda. Particolarmente note sono le feste che si tengono a Oliveto Lucano, Pietrapertosa, Castelmezzano e Accettura, quest’ultima fondata proprio dai longobardi, a dimostrare proprio lo stretto legame tra il rituale-culto e questo popolo. La tradizione vuole che dal bosco di Gallipoli venga tagliata la “cima”, un agrifoglio, simbolo dell’elemento femminile, che poi sarà trasportato nel paese e posto sulla testa del “maggio”, simbolo priapico maschile. Su di questo, poi, vengono posizionati bigliettini augurali, mentre nel passato venivano appesi animali vivi e frutti, in modo da creare un vero e proprio albero della cuccagna.In realtà la figura dello spirito silvano è ancora molto astratta come si può notare dalle genericità dei nomi come il “re del Maggio” e così, con l’avvento della religione Cristiana, l’evoluzione della divinità arborea è soggetta ad un’ultima evoluzione che porterà ad una ben precisa individuazione della stessa. La difficoltà da parte degli esponenti della Chiesa di allontanare le popolazioni contadine da questi rituali pagani costrinse gli stessi ad “inglobare” queste tradizioni e ad integrarle nelle nuova religione, ecco così che da nomi e cariche astratte lo spirito silvano diventa il Santo cristiano, il San Giorgio Verde degli slavi, il San Giuliano di Acettura o il San pellegrino di Perugina, nomi differenti per celare quello che ancora oggi queste tradizioni nascondono:il culto degli alberi e dello spirito arboreo.iL’evoluzione della antropizzazione dello spirito arboreo però prosegue e da fantoccio di paglia, simulacro del dio, acquista vere e proprie sembianze umane. Da qui nascono le tradizioni che parlano di “padre” o di “re e regina” del Maggio che abbiamo incontrato precedentemente, o delle gare che si compivano durante le feste, tipo l’arrampicata sull’albero della cuccagna, per designare il sovrano dei Maggi, o ancora l’usanza di fanciulle vestite a festa, proprio a rappresentare la “cima”, che giravan tra le case a propiziare il nuovo avvento della prosperità.

Quindi cos’è il natale, se non un impasto di Cristiano e pagano, molti diranno quindi che dobbiamo fare? Ci sono santi uomini di Dio che potranno rispondere meglio di me, ma suppongo  che è applicabile, quanto detto da San Paolo nella lettera ai Romani, nei riguardi della carne dedicata agli idoli.

Chi ha orecchi da udire oda.

FAVARO DANIELE…

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