CHI SIAMO, da dove veniamo e dove andiamo?
Questo è il dilemma di molti esseri umani, una profonda crisi di identità attanaglia l’uomo.
Questa domanda è nel cuore dell’uomo che si interroga, sul proprio passato, sul presente, e sul futuro.
Credo che il nostro presente sia la conseguenza del nostro passato, così come il nostro futuro sarà la conseguenza del nostro presente.
Trovarsi sulla terra, camminare per essa, e sapere che un giorno il nostro cammino avrà fine, e non riuscire a comprendere quel che era, che è, e che sarà dopo la morte, determina molte angosce e dubbi.
Alcuni si professano atei, rinnegano l’esistenza di Dio, ma non possono rinnegare la propria esistenza sulla terra, non credono in una vita oltre la morte, ma non sono certi che non ci sia.
La stragrande maggioranza degli uomini si è rifugiata nelle religioni, ma spesso non ha nessuna certezza, nessuna esperienza, ma cerca di confidare nei leader religiosi, nelle dottrine che presentano una via di salvezza.
Molti si affaticano, cercano di fare delle buone opere pensando di accattivarsi le simpatie di Dio.
Molti frequentano locali di culto, praticano dei riti, sentono delle emozioni, ma quanta certezza non ne hanno, e la loro vita è piena di dubbi.
Ebrei 11:1
Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono.
La fede è certezza, pertanto è necessario avere fede, senza una vera fede, non possiamo essere veri fedeli, cioè veri credenti.
Come si fa ad avere vera fede? Bisogna credere ciecamente alle varie dottrine ed appartenere ad un gruppo religioso?
Romani 10:17
La fede dunque viene dall’udire, e l’udire viene dalla parola di Dio.
Per avere fede bisogna avere un buon udito, e questo udire viene dalla parola di Dio.
Se la parola di Dio non giunge al mio orecchio, potrò udire? Potrò avere vera fede?
Diciamolo chiaramente, se non abbiamo fede siamo infedeli…… Se non crediamo siamo increduli.
Molti si professano cristiani…… Non praticanti.
Posso io affermare di essere un pugile, se non pratico il pugilato? Può essere un ciclista se non so neanche andare in bicicletta?
Chi siamo? Molti siamo pronti a dire: sono un cristiano, sono un credente, sono un fedele………
Sarà vero? Il nostro modo di essere ed il nostro modo di fare, dimostra che quanto affermiamo sia vero? Si può essere cristiani senza conoscere Cristo?
Si può essere discepoli (seguaci) senza conoscere colui che seguiamo?
Si può essere pecore del Buon Pastore, senza conoscere il Buon Pastore?
Certamente se non sappiamo chi siamo, non sappiamo neanche da dove veniamo, e non sappiamo neanche dove andiamo……… Pur andando e venendo da un locali di culto che impropriamente chiamiamo Chiesa, e non essendo noi chiesa.
Giovanni 8:25
Laonde essi gli dissero: Tu chi sei? E Gesù disse loro: Io sono quel che vi dico dal principio.
1Corinzi 15:10
Ma, per la grazia di Dio, io son quel che sono; e la grazia sua, ch’è stata verso me, non è stata vana; anzi ho vie più faticato che essi tutti; or non già io, ma la grazia di Dio, la quale è meco.
Gesù sapeva chi egli era, Paolo sapeva quello che era per la grazia di Dio.
Sorge una domanda: come possiamo sapere quel che siamo? Ci sono dei requisiti che ci permettono di esaminare noi stessi e capire chi siamo?
Gesù parlò di certi requisiti: i veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e Verità.
Gesù disse: or questi segni accompagneranno coloro che avranno creduto……… Marco capitolo 16
Gesù disse: le mie pecore conoscono la mia voce…… Giovanni capitolo 10.
Abbiamo letto che la fede viene dall’udire, e l’udire dalla parola di Dio, quindi è necessaria la parola di Dio per togliere dal nostro orecchio il cerume dell’incredulità.
Se non riceviamo la vera parola di Dio, possiamo udire?
Sta scritto: chi ha orecchio ascolti ciò che lo spirito Santo dice alla Chiesa.
Per aver orecchio bisogna ricevere la parola di Dio. Pertanto dobbiamo esaminare ciò che giunge al nostro orecchio.
Se giunge la parola di Dio, questa parola apre il nostro udito, e genera fede in noi.
Solo allora potremo sapere con certezza da dove veniamo, chi siamo e dove andiamo.
Ricerchiamo la parola di Dio e non quella degli uomini.
Pace del Signore
una voce fuori dal coro di Babilonia
2 comments
Forse alcuni sono riusciti a coagulare nel proprio io quelle certezze animiche che hanno consentito loro quella liberazione dall’angoscia esistenziale che in fondo è spesso la protagonista principale della vita. Tanti vivono lasciando a briglie sciolte la parte biologica della propria materia badando solamente a fornire ad essa ogni tipo di approvvigionamento, da quello più essenziale, a quello più biecamente animale, cioè privato di ogni tipo di raziocinio e di altruismo. E’ la glorificazione dell’io, il trionfo dell’uomo che riconosce solo se stesso e che non riesce a guardare oltre la barriera dell’egoismo, una barriera si fisiologica e terrena ma in fondo sormontabile come tante volte è possibile vedere. Forse ognuno di noi nasce, cresce, vive, esplicando semplicemente se stesso, come una sorta di microprocessore umano che contiene ineluttabilmente in se un programma che dovrà necessariamente essere quello. Ed allora ecco il buono, il cattivo, il dominatore, il dominato! O forse no, invece, è solo una supposizione che potrebbe far apparire il creato e particolarmente questo nostro mondo come una partitura, una scenografia di una grande opera con le parti già assegnate. In ogni caso siamo troppo deboli per potere da noi stessi dare una definizione piena, appagante ed esaustiva della nostra esperienza. L’uomo di oggi, quello che è presente nella storia da tanti, tantissimi anni, è una creatura troppo fragile ed insignificante valutata sotto l’aspetto antropologico e relazionale. La storia umana ha sancito il fallimento dell’uomo che ha non ha saputo (o potuto?) trovare la sua relazione d’amore con tutto ciò che lo circonda e soprattutto con Dio, quel Dio che o non viene mai cercato o che viene relegato in una posizione dalla quale non può riversare nulla di se. Dio è un condottiero inarrivabile che legge oltre le nostre povere righe, i nostri poveri spazi che invece noi crediamo essere in grado di darci tutto quello che puo realizzare una totalizzante gratificazione. Ma è solo la risoluzione dell’effimero, la costruzione di un qualcosa senza peso specifico, che non ha radici nella realtà eterna. A quella dovremmo veramente guardare con tutte quelle capacità che il creatore ha riversato nello spirito umano, nell’umiltà affidando ad una continua preghiera la richiesta di essere capaci di scorticare da se quella dura pelle dell’egoismo, che ci consenta, così mondati, di sentirci compartecipi di un’ esperienza cosmica che dovrà portarci verso l’armonia più totalizzante. Si, perchè il senso più profondo dell’esistenza umana, anche se tanti ancora non lo sanno e l’anelito verso Dio, quell’anelito fatto di continuo rivolgimento della sfera spirituale, animica ed intellettuale verso Colui che ci ha voluti, al di la di infingimenti e di divisioni religiose.
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Caro Giovanni, quello che dici è vero.
Siamo diversi, veniamo dalle nostre vie, ma credo che dobbiamo imboccere l’Unica Via che ci porta a Dio.
Quella Via non è una religione, ma Cristo Gesù.
Dio ci benedica