A VOLTE BISOGNA RISPONDERE TACENDO
PROV. 26 :4 Non rispondere allo stolto secondo la sua follia; Che talora anche tu non gli sii agguagliato. 5 Rispondi allo stolto, come si conviene alla sua follia; Che talora non gli paia d’esser savio.
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Matteo – 7 : 6 ; 7:6 Non date ciò ch’è santo ai cani e non gettate le vostre perle dinanzi ai porci, che talora non le pestino co’ piedi e rivolti contro a voi non vi sbranino….Oltre a ciò lo stolto: Non accetta riprensione, ne consiglio: come un toro s’ infuria e ti travolge……
Matteo 7: 6. Non date ciò ch’è santo a’ cani, e non gittate le vostre perle dinanzi a’ porci;
Questo versetto chiaramente dimostra che il Signore non proibisce ogni specie di giudizio sui nostri simili, ma solo il giudicare avventato ed acerbo, perché il precetto ch’esso contiene, implica non solamente un processo istruito, ma un giudizio deciso. Gesù c’insegna che non dobbiamo essere troppo severi né troppo indulgenti nel giudicare. «Ciò che è santo» si crede da molti che significhi la carne dei sacrifici offerti a Dio, e che, per riverenza, i sacerdoti non davano ai cani; ma il senso qui è più generale «Ciò che è santo» in un a clausola, e «le vostre perle», nell’altra, sembrano indicare la medesima cosa, sotto i due aspetti di santità, e di preziosità, cioè le grandi verità di nostra santa religione. Il cane ed il porco sono animali tenuti in gran dispregio nell’Oriente, oggidì, come erano anticamente presso i Giudei. Né l’una né l’altra specie è addomesticata. Essi vanno a branchi per le strade, si nutriscono d’ogni specie di immondizie, e sono odiosi a vedere, e pericolosi per la loro ferocia. Cani e porci significano qui i profani ed i sensuali. Essi possono l’uno all’altro congiungersi per formare il tipo di tutto ciò ch’è degno di aborrimento nella natura umana; o se li consideri anche separatamente, il cane rappresenta la classe dei violenti e selvaggi avversari del Vangelo, e il porco, quella degli impuri e dei depravati. Secondo noi, il primo senso è da preferirsi Vedi Filippesi 3:2; Apocalisse 22:15.
che talora non le pestino co’ piedi; e, rivolti contro a voi, non vi sbranino.
La Parola di Dio ci rammenta che «ogni azione sotto il cielo ha il suo tempo; vi è tempo di tacere, e tempo di parlare» Ecclesiaste 3:1,7. Quando i Cristiani si trovano in compagnia di uomini che non solamente sono indifferenti alla religione, ma sono conosciuti come gente pronta ad afferrare ogni occasione per, oppugnare la fede; o colla mente così travolta che ogni sforzo per convincerli della verità, altro non farebbe che esasperarli e indurarli di più, allora «è tempo di tacere» è tempo di rammentare il precetto di questo versetto. Ma mentre quelli che sono animati da uno zelo senza discernimento abbiano di esser così avvertiti, guardiamoci bene dall’esser troppo pronti a considerare i nostri prossimi come “cani e porci”, e dall’addurre quella misera scusa per dispensarci dal far del bene alle loro anime. Quel sentimento misto di pietà e di dolore, il quale, in talune circostanze riempie il cuore dell’uomo pio e l’impedisce di parlare, viene mirabilmente descritto da Davide nel Salmo 34:1-2.
PASSI PARALLELI
Matteo 10:14-15; 15:26; Proverbi 9:7-8; 23:9; 26:11; Atti 13:45-47; Filippesi 3:2
Ebrei 6:6; 10:29; 2Pietro 2:22
Proverbi 11:22
Matteo 22:5-6; 24:10; 2Corinzi 11:26; 2Timoteo 4:14-15