Feb 13

VITA AD ESUBERANZA

VITA AD ESUBERANZA

Giovanni 10:9-15 Io son la porta; se uno entra per me, sarà salvato, ed entrerà ed uscirà, e troverà pastura.
Il ladro non viene se non per rubare e ammazzare e distruggere; io son venuto perché abbiano la vita e l’abbiano ad esuberanza.
Io sono il buon pastore; il buon pastore mette la sua vita per le pecore.
Il mercenario, che non è pastore, a cui non appartengono le pecore, vede venire il lupo, abbandona le pecore e si dà alla fuga, e il lupo le rapisce e disperde.
Il mercenario si dà alla fuga perché è mercenario e non si cura delle pecore.
Io sono il buon pastore, e conosco le mie, e le mie mi conoscono,
come il Padre mi conosce ed io conosco il Padre; e metto la mia vita per le pecore.

Matteo 24:9-13 Allora vi getteranno in tribolazione e v’uccideranno, e sarete odiati da tutte le genti a cagion del mio nome.
E allora molti si scandalizzeranno, e si tradiranno e si odieranno a vicenda.
E molti falsi profeti sorgeranno e sedurranno molti.
E perché l’iniquità sarà moltiplicata, la carità dei più si raffredderà.
Ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato.

Luca 18:8 Io vi dico che farà loro prontamente giustizia. Ma quando il Figliuol dell’uomo verrà, troverà egli la fede sulla terra?

esuberanza o (bur.) esubero nel sign. 1 s. f. 1 Grande o eccessiva abbondanza | In -e, in quantità superiore al necessario. 2 (fig.) Vivacità, espansività.

Il Signore stesso afferma di essere venuto per dare alle pecore vita ad esuberanza, una vita abbondante che da al credente una grande vivacità nel Signore.

Salmo 23:1-6 L’Eterno è il mio pastore, nulla mi mancherà.
Egli mi fa giacere in verdeggianti paschi, mi guida lungo le acque chete.
Egli mi ristora l’anima, mi conduce per sentieri di giustizia, per amor del suo nome.
Quand’anche camminassi nella valle dell’ombra della morte, io non temerei male alcuno, perché tu sei meco; il tuo bastone e la tua verga son quelli che mi consolano.
Tu apparecchi davanti a me la mensa al cospetto dei miei nemici; tu ungi il mio capo con olio; la mia coppa trabocca.
Certo, beni e benignità m’accompagneranno tutti i giorni della mia vita; ed io abiterò nella casa dell’Eterno per lunghi giorni.

Il salmista Davide, nel famoso Salmo 23, afferma che la sua coppa trabocca perché l’Eterno è il suo pastore, Gesù il Buon Pastore conferma il Salmo 23, Egli da vita ad esuberanza alle Sue pecore.
Possiamo notare che la chiesa primitiva aveva veramente vita ad esuberanza, era governata da ministri costituiti dal Signore e nella chiesa si manifestavano i doni ed i segni che debbono accompagnare coloro che hanno creduto ( leggi 1° Corinti Cap. 12-13-14; Efesini cap 4; Marco Cap. 16 ).
In quella chiesa il Signore si manifestava con potenza ed i veri servi di Dio non si odiavano l’un l’altro, ed il Signore accompagnava la Parola e testimoniava con lo spirito della profezia. Ap. 19:10.
Col passar degli anni e dei secoli e di due millenni, la carità di molti si è raffreddata e pertanto la fede di molti è una fede teorica, una fede senza le opere è morta e pertanto con una fede morta si è credenti morti, cioè senza la vita ad esuberanza che dona il Buon Pastore.
Ogni credete esuberante nello Spirito Santo ( non in quello umano ), porta frutto in funzione al talento ricevuto, non importa se ha ricevuto uno, cinque o dieci talenti.
I talenti raffigurano i doni che il Signore ha dato a tutti i credenti, quei talenti debbono essere trafficati, debbono fruttare e far traboccare il credente ( la coppa ) ripieno di Spirito Santo.

Matteo 25:24-30 Poi, accostatosi anche quello che avea ricevuto un talento solo, disse: Signore, io sapevo che tu sei uomo duro, che mieti dove non hai seminato, e raccogli dove non hai sparso; ebbi paura, e andai a nascondere il tuo talento sotterra; eccoti il tuo.
E il suo padrone, rispondendo, gli disse: Servo malvagio ed infingardo, tu sapevi ch’io mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; dovevi dunque portare il mio danaro dai banchieri; e al mio ritorno, avrei ritirato il mio con interesse.
Toglietegli dunque il talento, e datelo a colui che ha i dieci talenti.
Poiché a chiunque ha sarà dato, ed egli sovrabbonderà; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E quel servitore disutile, gettatelo nelle tenebre di fuori. Ivi sarà il pianto e lo stridor dei denti.

A chiunque ha sarà dato, ovviamente si riferiva al frutto, ed egli avrà una vita ad esuberanza; chi non ha frutto, gli sarà tolto il talento che aveva.
Quel servitore disutile aveva avuto paura, egli aveva nascosto il talento sottoterra.
La Parola del Signore afferma che ha dato dei doni alla sua chiesa, Egli ha dato i talenti, chi ha ricevuto i talenti è responsabile verso Colui che li ha dati.
Un talento messo sottoterra è un talento non apprezzato, è un talento nascosto che non serve a nulla.
Quel tale cerca di giustificarsi, e dice: io sapevo che sei uomo duro, che mieti dove non hai seminato, e raccogli dove non hai sparso; ebbi paura, e andai a nascondere il tuo talento sottoterra.
Quel tale non conosceva bene il suo padrone, aveva paura e pertanto non era perfetto nell’amore, era stato condizionato da se stesso o da altri, non si rendeva conto anche lui avrebbe goduto del frutto di quel talento, avrebbe avuto una vita ad esuberanza se lo avesse trafficato, avrebbe portato frutto, il frutto dello Spirito Santo avrebbe cibato se stesso ed altri.
Nascondere il talento sottoterra significa contristare e spegnere lo Spirito Santo, significa nascondere un ministerio, un dono e non manifestare i segni che debbono accompagnare il credente.

Luca 11:13 Se voi dunque, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figliuoli, quanto più il vostro Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo domandano!

Romani 12:6 E siccome abbiamo dei doni differenti secondo la grazia che ci è stata data, se abbiamo dono di profezia, profetizziamo secondo la proporzione della nostra fede.

I Corinzi 14:1 Procacciate la carità, non lasciando però di ricercare i doni spirituali, e principalmente il dono di profezia.

Efesini 4:8 Egli è per questo che è detto: Salito in alto, egli ha menato in cattività un gran numero di prigioni ed ha fatto dei doni agli uomini.

Il Signore è tornato al Padre, ha “imprigionato” nel Suo amore un gran numero di prigionieri di satana ed ha fatto dei doni agli uomini, ha dato dei talenti affinché fruttassero alla Sua gloria.

I Corinzi 12:31 Ma desiderate ardentemente i doni maggiori. E ora vi mostrerò una via, che è la via per eccellenza.

Giovanni 15:4 Dimorate in me, e io dimorerò in voi. Come il tralcio non può da sé dar frutto se non rimane nella vite, così neppur voi, se non dimorate in me.

Galati 5:22 Il frutto dello Spirito, invece, è amore, allegrezza, pace, longanimità, benignità, bontà, fedeltà, dolcezza, temperanza;

Lo Spirito Santo è il dono ineffabile, per quel dono il credente riceve il Signore nel proprio cuore, riceve la potenza che viene dall’alto ed è costituito testimone di Cristo ed i segni debbono accompagnarlo, i segni precedono la manifestazione del frutto e l’esercizio dei doni i ministeri.

Giovanni 15:8 In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto, e così sarete miei discepoli.

Giovanni 15:16 Non siete voi che avete scelto me, ma son io che ho scelto voi, e v’ho costituiti perché andiate, e portiate frutto, e il vostro frutto sia permanente; affinché tutto quel che chiederete al Padre nel mio nome, Egli ve lo dia.

Per essere discepoli di Cristo è necessario portare frutto, non è sufficiente frequentare una comunità, andare e venire, entrare ed uscire tenendo il talento sottoterra per paura non ci rende graditi a Dio.
Glorificare il Padre celeste, significa portare molto frutto ed essere così discepoli di Cristo Gesù.

Matteo 7:21 Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è ne’ cieli.

I Corinzi 14:12 Così anche voi, poiché siete bramosi dei doni spirituali, cercate di abbondarne per l’edificazione della chiesa.

Apoc. 19:10 E io mi prostrai ai suoi piedi per adorarlo. Ed egli mi disse: Guardati dal farlo; io sono tuo conservo e de’ tuoi fratelli che serbano la testimonianza di Gesù: adora Iddio! Perché la testimonianza di Gesù; è lo spirito della profezia.

Una comunità dove non si manifesta lo spirito della profezia ha la testimonianza di Gesù?
Una comunità dove i doni spirituali non vengono esercitati è una chiesa edificata in Cristo Gesù?

1° Corinti 14:37-40 Se qualcuno si stima esser profeta o spirituale, riconosca che le cose che io vi scrivo son comandamenti del Signore.
E se qualcuno lo vuole ignorare, lo ignori.
Pertanto, fratelli, bramate il profetare, e non impedite il parlare in altre lingue;
ma ogni cosa sia fatta con decoro e con ordine.

Leggi 1° Corinti cap. 12-13-14 e comprenderai se come pecora del Signore hai vita ad esuberanza, se nella comunità che frequenti si osservano i comandamenti del Signore o quelli degli uomini.
Molti vogliono ignorare i comandamenti del Signore, impediscono a loro stessi o ad altri di esercitare i doni dello Spirito Santo e non vogliono rendersi conto che hanno messo il talento ricevuto ( se lo hanno ricevuto ) sottoterra ed impediscono anche agli altri di trafficarlo e di abbondarne per l’edificazione della chiesa.
Una chiesa non edificata è una chiesa fatta di macerie, una chiesa dove molti edificatori edificano invano, una chiesa che dice: Signore, Signore.. e che non prende in considerazione i comandamenti del Signore, una chiesa che si lascia convincere dagli uomini a sotterrare il talento ricevuto.
Paolo incita la chiesa a bramare i doni spirituali, non per metterli sottoterra, ma per esercitarli per l’edificazione del corpo di Cristo, a che serve un pastore se no fa il pastore?
Gesù, come Buon pastore vuole che le Sue pecore abbiano vita ad esuberanza e certamente questo stesso sentimento deve essere nei ministri da Lui costituiti e che portano frutto alla gloria del Padre.
Attenzione cari fratelli e care sorelle, il Signore ha dato personalmente a ciascuno di noi dei ministeri, dei doni e chiederà a ciascuno di noi il frutto di quello che ci ha donato.
Non potremo giustificarci dicendo: ho avuto paura di questo o di quello….
Il credente non deve avere paura dell’uomo, cioè della carne che è simile alla terra, egli deve avere timore di Dio e portare il frutto che deve scaturire dal talento ricevuto, il Signore non chiede di più.
Quello che aveva ricevuto dieci talenti, ne portò altri dieci di frutto; chi ne aveva ricevuto cinque, ne portò altri cinque; il Signore non disse a quello che ne portò cinque di frutto: perché non sono dieci? Il Signore sapeva cosa aveva seminato ed in funzione di questo chiedeva il frutto.
Chi aveva ricevuto un talento, era nelle condizioni di poterne portare un altro di frutto, non l’aveva fatto, si era privato di quel talento nascondendolo e pertanto non aveva avuto una vita ad esuberanza, questa è la figura del religioso che frequenta una comunità e spiritualmente non si sente coinvolto e pertanto non partecipa all’edificazione della chiesa.

talento1 s. m. Antica unità ponderale greca di 60 o 50 mine e di peso diverso secondo il sistema ponderale in uso nella regione. ETIMOLOGIA: dal lat. talentum, a sua volta dal greco tálanton ‘bilancia, peso, denaro’, da tálas ‘sopportazione’.

talento2 s. m. 1 (lett.) Voglia, desiderio | A proprio -t, spontaneamente | Andare a -t, andare a genio, piacere. 2 Ingegno, capacità, genialità | Persona dotata di ingegno e capacità. ETIMOLOGIA: da talento (1) nel sign. evangelico di ‘dono di Dio’.

Un talento è un’antica unità di misura della massa. I Babilonesi ed i Sumeri avevano un sistema in cui 60 shekel formavano una mina e 60 mine formavano un talento.Il talento romano era formato da 100 libbre che avevano una massa inferiore alla mina. Quando era usato come misura monetaria, si intendeva un talento di oro, e quindi il peso di una persona in oro. Durante la Guerra del Peloponneso in Grecia antica il talento era la quantità di argento necessaria per pagare l’equipaggio di una trireme per un mese.
La libbra romana valeva 327,168 g, ed è divisa in 12 once di 27.264 g. Un’altra unità romana, la mina vale 436.224 g ed è diviso in 16 once.
Certamente un talento non era poco, nella misura monetaria romana poteva valere quasi 33 chili di oro o di argento, poteva valere il peso in oro di una persona.
Un talento era un grande capitale, non era una cosa insignificante, era una grossa cifra che doveva essere trafficata e doveva produrre profitto al padrone che aveva dato a quel servo un talento.
Quando il Signore ritornerà, ci chiederà conto dei talenti che ci ha dato, Egli ci cercherà il frutto, i banchieri che faranno fruttare quel talento sono coloro che saranno edificati in Cristo Gesù attraverso il frutto dello Spirito Santo che è nella nostra vita e l’esercizio dei ministeri e dei doni spirituali, i quali a loro volta riceveranno il talento che il Signore ci ha dato e a loro volta lo eserciteranno per l’edificazione del Corpo di Cristo e per l’avanzamento del Suo Regno.
Un talento è una grande cifra, per dare i Suoi talenti il Nostro Signore Cristo Gesù è salito sulla croce, lo ha fatto per darci una vita ad esuberanza in Lui.
Non gettiamo le nostre perle, ed i nostri talenti ai porci e tanto meno non permettiamo che nessuno possa cercare di convincerci a nascondere il talento che abbiamo ricevuto.
Chi non vuole ricevere i talenti che il Signore ci ha dato, non è un banchiere che apprezza i tesori del regno di Dio, pertanto non si comporta da pecora che ha una vita ad esuberanza.
Ascoltiamo ciò che lo Spirito dice alla Chiesa, e non le parole di coloro che vogliono obbligarci a sotterrare nella loro e nostra carnalità il talento che abbiamo ricevuto dal Signore.

Pace del Signore
F.llo Eliseo

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